SUICIDIO del Manager – Come evitarlo 3

Il filosofo contemporaneo Byung-chul Han, nel libro "La società senza dolore" condivide alcune riflessioni su come stiamo vivendo questo periodo storico: paura della malattia,paura del dolore, paura della morte.
Da millenni gli esseri umani hanno convissuto con queste realtà, che - non va dimenticato - fanno parte della vita, al punto che sintetizza «non c'è vita senza dolore».
Oggi, sempre di più, l'obiettivo è l'immortalità, per cui, il suicidio appare un'azione deplorevole. L'autosabotaggio è una declinazione del suicidio lavorativo e personale nella vita, potremmo dire che l'autosabotaggio è il termine contrario alla leadership.
Teresa Mannino e lo schiaffone ce lo ricorda eloquentemente!
Nella prima tappa di questo breve percorso per prevenire l'autosabotaggio a lavoro abbiamo inquadrato il vasto campo della crescita personale e su come questa sia fondamentale per un Manager.
Nel secondo articolo abbiamo condiviso alcune riflessioni e punti di vista circa l'analisi dell'autosabotaggio, di come fare per riconoscerlo e in che modo il Business Coaching può essere utile al Manager per identificarlo e smascherarlo per la crescita personale e professionale.
In questo articolo, terzo di cinque brevi ri-flessioni, andremo al cuore del significato del termine autosabotaggio e del perché le Costellazioni Sistemiche Organizzative aiutano le persone e le organizzazioni a chiarire gli scenari e ad acquisire informazioni strategiche per lo sviluppo delle "performance" nel lavoro e nella vita, anche accettando la realtà e il destino che ne emerge.
Alla base dell'Autosabotaggio c'è la PAURA, oltre a quelle del dolore, della malattia, della morte, il manager che si autosabota ha paura del giudizio degli altri, ha paura di sbagliare, ha paura di non essere all'altezza, ha paura di perdere potere. AL di la dell'esercizio della prudenza e della saggezza, nello stato di paura il manager si autosabota!
Personalmente identifico forme o idee forma di paura: la noia, la depressione e il suicidio. Queste possono essere considerate delle sequenze di atti di diversi livelli di autosabotaggio, fino all'immobilismo che decreta la morte del manager. L'Autosabotaggio è un insieme di comportamenti che il manager mette in atto, consci ed inconsci, che ostacolano l'oggettivo raggiungimento degli obiettivi. Diverse sono le fasi di autosabotaggio che ho potuto notare nel mondo del lavoro, ne cito alcune:
- Manager impaurito (tendenzialmente aspetta, da idea impressione che stia riflettendo o pensando strategicamente) lascia che le cose accadano, cerca di gestire gli eventi a seguito degli stessi, non esercita nessuna "preveggenza" sugli stessi. Da 0 a 1000 la paura ha moltissime sfaccettature, alcune fisiologiche degli stati mentali dell'essere umano, altre tattiche, altre ancora dovute - semplicemente - alla paura di perdere il potere che detiene!
- Manager annoiato (ovviamente dissimula controllo, a volte anche arrabbiandosi) delle cose che sta facendo, la "vista" e la lucidità gli si oscura a fasi alterne. Alcuni fatti o eventi risultano essere ripetitive o ricorrenti, con il passare del tempo la persona risulta superficiale e annoiata: il focus e la concentrazione viene ad essere ristretta; con conseguente perdita di lucidità e oggettività.
- Manager distratto (dissimula un'agenda fitta di impegni) non ha individuato ciò che è realmente prioritario. La distrazione e l'ego pigro hanno avuto il sopravvento. E' distratto guardando altrove! Molti hobby, molti interessi, molte frequentazioni a volte senza una reale scala di priorità. I valori sono messi in secondo piano. Cerca di emulare altri senza esserne consapevole.
- Manager depresso (dissimula iperattività) ha i sensi assopiti, ovattati; lo stato può diventare permanente fino ad essere cronico; a volte urla, si arrabbia o individua nemici più o meno reali; sottovaluta i segnali del corpo: dall'equilibrio chimico fisico, a quello del tempo libero. L'ipercineticità può intendersi una forma inversa di depressione, anche se è una forma di autosabotaggio.
A chi non è capitato di essere impaurito, annoiato, distratto, depresso?
Ho sempre suggerito ai manager che ho accompagnato nei percorsi di coach, di cercare e trovare «il proprio centro», centrarsi, accorgersi dei propri stati, distinguerli dagli stadi come Ken Wilber in Spiral Dinamics, sostiene. Personalmente se ritorno a quegli stati/stadi, colgo ora una sottile ironia della sorte. Se ci si annoia e non ce se ne rende conto, ci stiamo autosabotando. L'otium o il negotium sono un'altra cosa.
«Non abbiate paura» (Matteo 10, 26-33) in questo trovo un'alternativa, qualche azione, qualcosa da fare in modo da stimolare il mio cervello, lo oriento consapevolmente a guardare cosa sto effettivamente imparando da quella situazione di paura, noia, depressione, fine (morte); a volte si sceglie la strada più semplice quando ci si annoia o il mondo non gira come vorremmo: si sbotta!

Essere consapevoli significa anche essere curiosi, se coltivi queste qualità umane difficilmente ti troverai annoiato, depresso o impaurito, anche se ti capiterà di esserlo, ma nel ripetere questi comportamenti più e più volte è uno dei componenti evolutivi della VITA.
Una persona proattiva e consapevole, è curiosa, ama apprendere, al contempo perde rapidamente interesse per qualsiasi cosa.
Che fare in questi casi?
Muoviti, fa qualcosa. Invece di pensare di adottare un cambiamento totale, adotta la legge di Pareto, ottieni il 20% di movimento per beneficiare dell'80%. Individua degli indicatori (KPI) di interesse, che ti emozionano, decidi quanto e quando tollerare degli scollamenti o dei brevi periodi (da minuti a ore) di noia o depressione o paura. Analizza oggettivamente le alternative. Allena la pazienza di osservare te stesso/a: potrebbe esserci una buona notizia in tutto questo che stai osservando nell'accadere della vita, mentre sta accadendo, qualsiasi cosa stia accadendo.
Ho partecipato e condotto alcune Costellazioni Sistemiche Organizzative per far emergere queste insoddisfazioni, paure, individuali e organizzative. Ciò permette di individuare i "movimenti" che sono in corso, visualizzarli, individuare meglio i punti ciechi e di luce, in un'ottica di un inarrestabile flusso dell'amore che sta transitando dalla vita, tramite ciascuno di noi, nel lavoro, negli hobby, nello sport, negli amici, nelle persone che incontriamo. L'amore è lo strumento più potente che abbiamo, come una Luce, che trasforma tutto ciò che tocca. I sistemi costellativi sono pervasi dall'amore della realtà che emerge per portarti al giusto posto e nella giusta direzione.
«L'Azione è la chiave fondamentale di tutti i successi» Pablo Picasso
in breve:
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