PARLARE IN PUBBLICO – 6° ingrediente per essere convincenti: MELANGE

Il Melange è la cornucopia dei 5 elementi descritti finora. La "Magia" che l'oratore genera crea la differenza. La capacita di creare magia grazie all'energia che si emana nel parlare, il linguaggio del corpo, le mani, il viso, lo sguardo, i vestiti e i colori che usiamo, la modulazione del timbro e la forza delle parole che usiamo, il suono che emettiamo, il contenuto, chiudere in "bellezza" alla grande! Questo è a mio modo di vedere il Melange. Potremmo paragonarlo a quella magia che trasforma un testo in una canzone e uno spartito in musica, fino all'estasi.
La cornucopia dell'abbondanza, i talenti che ognuno di noi ha sono spesso celati nel profondo del nostro animo, a volte ne abbiamo timore, paura revenziale, o semplicemente abbiamo archiviato noi stessi nel profondo del nostro cuore; l'invito è di sperimentarvi, conoscervi, svelarvi. Ma con modo!
La modalità principe è l'assenza di giudizio verso noi stessi e gli altri, che ci stanno ascoltando. Se riusciamo in questo scatta un Melange di magie, un mix di profonda preparazione e improvvisazione. Parlare in pubblico può diventare qualcosa di trascendentale, se abbiamo la consapevolezza e arte del discernimento.
Siamo nati per giudicare: giusto / sbagliato, alto / basso, bello / brutto, e così via; ci viene spontaneo, è più forte di noi! Infatti dobbiamo passare dal farlo, al farlo consapevolmente, all'esercitarlo in assenza di giudizio! Questo significa fare discernimento, riflettere sulle cose che diciamo, qualunque cosa diciamo, mentre la diciamo! Ehhhhhhhhh .... "tante le cose" ! Dice un mio amico sacerdote!
Che ne pensate?
L'arte del parlare in pubblico ha delle regole e Aristotele, come si diceva nel precedente breve articolo, ne individua 5, tutte attuali e centrate: intento, fiducia, emozione, metafora e sinteticità. Anche se queste magnifiche 5 sono importanti, non sono sufficienti: è il loro Melange assieme ad un mix di altre che genera la magia di un buon intervento in pubblico. Vedo di elencare qualche componente che ritengo, e non sono il solo, importanti:
- l'energia dell'oratore e del suo discorrere,
- il linguaggio del corpo,
- l'uso delle mani,
- il viso e lo sguardo,
- i vestiti e i colori,
- la modulazione del timbro e il suono della voce,
- la scelta delle parole giuste,
- la struttura del contenuto,
- l'inizio o apertura del discorso,
- la chiusura in "bellezza" o "alla grande" con qualcosa che resti nella memoria del pubblico.
L'esperienza mi porta a dire che un grande discorso, un intervento importante, non si improvvisa mai. Lunghe ore di preparazione, non solo per memorizzare i contenuti, ma per esercitarsi in ciascuna delle 10 componenti sopra citate. Mi si dirà che in questo modo si perde in spontaneità e che tutto rischia di diventare una recita. Si è vero, a lavoro siamo in un palcoscenico, nel palcoscenico della vita e se desideriamo performance eccellenti si deve studiare, provare e riprovare. Poi accada quel che accada, sappiamo che abbiamo dato il massimo, o qualcosa che ci assomiglia.
Tutti questi ingredienti hanno un metamodello che li accomuna nel loro esercizio, l'arte di porsi delle domande, domande potenti, prima di parlare!
La domanda potrebbe essere: «sono pronto?»
Essere in armonia e avere struttura non sono in contrasto! La Natura sa farlo benissimo, noi ci proviamo: contenuto e contenitore (l'oratore) diventano un tutt'uno e conducono gli ascoltatori in aspetti trascendenti da lui e a volte del contenuto medesimo.
I fatti o nello specifico i risultati, come vedremo nell'ultimo breve articolo, fanno la differenza tra un discorso utile e uno inutile, tra una scelta e un'opportunità, a volte tra la vita e la morte professionale di una persona. Ciò che diciamo (oltre a ciò che facciamo) nella vita lavorativa fa la differenza.
Per essere efficaci ed efficienti, non dobbiamo dire tutto, ma solo le parole giuste e nel modo giusto!
breve bibliografia: