Il SAPERE dell’ANIMA

«Un giovane vuole finalmente sapere. Balza in sella alla sua bicicletta, va in aperta campagna e scopre, al di la dei soliti percorsi, un nuovo Sentiero.
Qui non ci sono segnali, e cosi fa affidamento su ciò che vede con i suoi occhi e può misurare con il suo passo. E’ spinto dalla gioia di esplorare, e ciò che prima era solo un presentimento, diventa ora consapevolezza.
Ad un certo punto, però, il sentiero termina a un fiume, e così egli scende dalla bicicletta. Sa che, se vuole continuare, deve lasciare a riva tutto ciò che ha. Perderà allora il contatto con la terra ferma, e verrà portato e spinto da una forza più potente di lui, e dovrà affidarsi ad essa. Perciò diventa titubante e si ritira. Tornando a casa, si rende conto di comprendere molto poco di ciò che serve per proseguire, e che gli é anche molto difficile comunicarlo agli altri. Troppo spesso si é trovato nella situazione di quell’uomo che, vedendo un altro ciclista con un parafango che sbatte, lo rincorre gridandogli: “Ehi tu, il tuo parafango sbatte!” “Cosa?” “Il tuo parafango sbatte!” “Non ti capisco” grida l’altro di rimando, “il mio parafango sbatte!”
“Qui c’é qualcosa che non va” pensa. Quindi frena e torna indietro.
Poco tempo dopo chiede a un vecchio insegnante: “come fai ad aiutare gli altri? Spesso vengono da te persone che ti chiedono consigli su questioni di cui non sai più di tanto. Eppure, dopo stanno meglio”,
L’insegnante gli risponde: “non dipende dal sapere, se uno si ferma per strada e non vuole più andare avanti. Cerca infatti sicurezza dov’e richiesto coraggio, libertà dove ciò che è giusto non gli lascia più scelta. E così gira in tondo.
L’insegnante invece non si lascia ingannare dal pretesto e dall’apparenza. Cerca il centro, dove aspetta raccolto - come uno che tende le vele aspettando il vento - che una parola efficace lo raggiunga. Quando poi qualcuno viene da lui, trova egli stesso dove deve andare, e la risposta vale per entrambi. Entrambi allora ascoltano”.
E aggiunse: “al centro si è in sintonia”.»
Grazie a questo breve scritto di Bert Hellinger, mi sono ritrovato, ho compreso il mio girovagare, errare, scegliere il non fermarsi, proseguire. L'anima ha un motore che anela l'infinito, se lo si ascolta ti porta altrove. Non ti fa pensare alla pensione, alle convenienze, agli interessi di una parte. L'anima cerca se stessa, attraverso il Tutto, lo anela come l'aria il corpo.
Per anni ho cercato di comprendere come il corpo, l'anima e la mente potessero integrarsi senza entrare in conflitto. In realtà entravo in un conflitto in me e fuori di me. Un conflitto che ritenevo "naturale", dettato dall'età, dall'esperienza (o in-e...), dalle pulsioni; in realtà la mia anima cercava di farmi fare esperienze per tutelare se stessa ed io ignaro ho seguito quel "naufragare".
Il tempo, solo il tempo è in grado di riequilibrare, lenire, placare, dominare e contestualizzare; un lento, progressivo, errante processo di consapevolezza.
Per un excursus dei livelli di consapevolezza puoi guardare questo VIDEO.